Consociazioni e gestione delle malerbe, tutto per proteggere il suolo

Lo studio della sostenibilità delle produzioni agricole comprende lo sviluppo di nuove soluzioni per conservare la fertilità del suolo, diminuire gli input sintetici e garantire la produzione agricola.

Una di queste è l’uso delle consociazioni per la gestione del suolo e delle malerbe nell’ambito delle colture cerealicole biologiche. Anna-Camilla Moonen, dell’Istituto di Scienze della vita della Scuola Sant’Anna di Pisa, l’ha raccontata in occasione del convegno sulla cerealicoltura bio realizzato nell’ambito del PIF Organica Toscana. 

Le piante infestanti sono spesso viste dagli agricoltori come uno dei principali ostacoli alla produzione agraria. Infatti, la limitata efficacia dei metodi diretti di controllo, ad esempio quelli meccanici, costituisce una delle preoccupazioni più importanti. Ma anche un ostacolo alla conversione dal metodo di produzione convenzionale a quello biologico.

Il gruppo di lavoro italiano del progetto H2020 IWMPRAISE (Integrated Weed Management: PRActical Implementation and Solutions for Europe), ha affrontato le sfide per la gestione integrata delle malerbe, concentrandosi sulla consociazione di leguminose e frumento. 

Sostenibilità delle colture, vecchie e nuove pratiche agricole, grano duro e leguminose negli esperimenti del Gruppo di Agrobiodiverità dell’ Istituto Science della Vita, Scuola Superiore Sant’Anna. Ecco la pratica della bulatura ospitata in un’azienda agricola della piana pisana.

L’obiettivo è di aumentare il controllo delle piante infestanti con metodi non chimici nella coltura ma anche nel periodo inter-colturale, tipicamente in estate. La strategia prevede una diversificazione del sistema colturale nello spazio e nel tempo e la selezione varietale e di specie per ottimizzare la consociazione in base all’area geografica e l’intensità della gestione. 

Bulatura e leguminose

La tecnica adottata è stata quella della bulatura. Si tratta di una tecnica di consociazione agraria che contempla la semina primaverile di una leguminosa foraggera su una coltura in atto di un cereale autunno-vernino (grano, orzo). Adottata in passato, questa tecnica è andata in disuso nell’agricoltura moderna, ma la ricerca ne sta mostrando l’efficacia e le potenzialità. 

Le leguminose utilizzate sono state l’erba medica e il trifoglio sotterraneo. Non intaccano la produttività del frumento ma permettono anzi di controllare l’attività delle infestanti. E negli anni, di ridurre l’erosione, nonché di garantire un maggior apporto di azoto al suolo. 

La ricerca non finisce qui, anzi, proprio con la collaborazione delle aziende agricole può spingersi oltre. Dai ricercatori emerge con chiarezza la necessità di una ricerca partecipata, che parta dai bisogni e dalle specificità delle aziende. Le soluzioni innovative più rischiose possono essere testate in aziende sperimentali insieme agli agricoltori della zona, e in base a questa esperienza, essere selezionate per le prove in campo.

PSR Toscana
Unione Europea Repubblica Italiana Regione Toscana

Iniziativa finanziata dalla sottomisura 1.2 nell’ambito del bando PIF AGRO 2017 del Programma di Sviluppo Rurale 2014 – 2020 della Regione Toscana (fondi FEASR)